Lo Sport praticato in modo corretto dell’ ATLETICA MARCIANISE
Esistono dipendenze positive?L’attività fisica regolare è concettualizzata come una serie di esercizi motori strutturati, pianificati e portati avanti con frequenza, intensità e durata che hanno un effetto positivo nella promozione della salute.
Dunque cosa distingue lo sportivo entusiasta da un individuo exercise-addicted? Possiamo considerare un atleta professionista che si allena per le Olimpiadi come exercise-addicted? E cosa possiamo dire del runner che aggiunge 5 km al suo allenamento dopo aver mangiato in un fast-food?
Glasser (1976) fu il primo a introdurre il concetto di ‘dipendenza positiva‘ per definire l’effetto benefico dell’esercizio fisico e la sua relazione con la salute, in opposizione con quanto avviene con l’uso di sostanze e altre dipendenze che hanno una forte connotazione negativa in termini di comportamenti dannosi per la salute. Tra queste nuove dipendenze positive si includono attività come l’allenamento e la meditazione.
Exercise addiction: non una semplice dipendenza positiva
Morgan (1979) mette in dubbio la concettualizzazione di Glasser affermando che l’esercizio fisico eccessivo conduce non solo ad un danneggiamento fisico ma anche alla trascuratezza delle responsabilità quotidiane connesse alla famiglia e al lavoro. Concettualizza pertanto l’’exercise addiction‘ come una disfunzione comportamentale e una dipendenza negativa.
Exercise addiction: dipendenza o comorbilità?
Il termine ‘exercise addiction’ indica la dipendenza da esercizio fisico. I professionisti dovrebbero riconoscerla e intervenire ai primi segnali.
ID Articolo: 118474 – Pubblicato il: 04 marzo 2016
👤di Francesca Vinciullo, Guest
Exercise addiction: dipendenza o comorbilità?
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La regolare attività fisica gioca un ruolo centrale nel mantenimento del buono stato di salute e nella prevenzione in generale. Nonostante ciò, l’allenamento eccessivo ha effetti negativi sia sulla salute fisica che mentale, portando al fenomeno Exercise Addiction.
Federica Gandini, Francesca Vinciullo, Alessandra Rossi – OPEN SCHOOL Scuola di Psicoterapia Cognitiva e Ricerca
Esistono dipendenze positive?
L’attività fisica regolare è concettualizzata come una serie di esercizi motori strutturati, pianificati e portati avanti con frequenza, intensità e durata che hanno un effetto positivo nella promozione della salute.
Dunque cosa distingue lo sportivo entusiasta da un individuo exercise-addicted? Possiamo considerare un atleta professionista che si allena per le Olimpiadi come exercise-addicted? E cosa possiamo dire del runner che aggiunge 5 km al suo allenamento dopo aver mangiato in un fast-food?
Glasser (1976) fu il primo a introdurre il concetto di ‘dipendenza positiva‘ per definire l’effetto benefico dell’esercizio fisico e la sua relazione con la salute, in opposizione con quanto avviene con l’uso di sostanze e altre dipendenze che hanno una forte connotazione negativa in termini di comportamenti dannosi per la salute. Tra queste nuove dipendenze positive si includono attività come l’allenamento e la meditazione.
Exercise addiction: non una semplice dipendenza positiva
Morgan (1979) mette in dubbio la concettualizzazione di Glasser affermando che l’esercizio fisico eccessivo conduce non solo ad un danneggiamento fisico ma anche alla trascuratezza delle responsabilità quotidiane connesse alla famiglia e al lavoro. Concettualizza pertanto l’’exercise addiction‘ come una disfunzione comportamentale e una dipendenza negativa.
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L’uso della terminologia exercise addiction è un concetto multidisciplinare, molti ricercatori, infatti, utilizzano terminologie differenti per definire il fenomeno: excessive exercise syndrome, exercise dependence, exercise abuse o obligatory exercise.
Il termine addiction, tuttavia, viene considerato il più indicato in quanto incorpora sia la componente di dipendenza che quella di compulsione. ‘Addiction‘ indica come il processo comportamentale può portare alla soddisfazione di un desiderio o essere un sedativo in un momento di sofferenza interna (ansia, stress) ed è caratterizzato dal ripetuto fallimento nel controllare il comportamento (stato di impotenza) e dal mantenimento del comportamento nonostante le conseguenze negative.
Primary e secondary exercise addiction: quali sono i criteri diagnostici?
E’ importante chiarire se l’eccessivo esercizio fisico sia un problema primario nelle persone affette da questo disturbo o se emerge come problema secondario in conseguenza di altre problematiche psicologiche.
Nel primo caso il disturbo viene classificato come primary exercise addiction perché si manifesta come una forma di comportamento di dipendenza. Nel secondo caso è classificato come secondary exercise addiction in quanto coesiste con un altro disturbo, tipicamente con disturbi alimentali come anoressia e bulimia nervosa. Nel primo caso l’esercizio eccessivo è mirato a evitare qualcosa di negativo, anche se i pazienti ne possono essere del tutto inconsapevoli. E’ una forma di reazione di fuga da una fonte di stress incontrollabile, persistente e disturbante.
Nel secondo caso, invece, l’allenamento eccessivo può essere utilizzato con l’intenzione di perdita di peso (ad esempio in aggiunta ad un a dieta restrittiva). Tra le due c’è un’eziologia differente. Nella prima, l’allenamento stesso è l’oggetto mentre nella seconda l’allenamento è un mezzo per raggiungere il fine primario, che è la perdita di peso.
Bamber, Cockerill, Rodgers, and Carroll (2003) identificano tre fattori tra i criteri diagnostici della secondary exercise addiction. Tra questi, solo la presenza di un disturbo alimentare può differenziare la secondaria dalla primaria. Gli altri due fattori sono:
Comportamenti psicologici, fisici o sociali disfunzionali
Presenza di sintomi legati all’astinenza
L’exercise addiction viene spesso identificata sulla base della presenza dei sintomi di astinenza.
E’ essenziale comprendere che la sola presenza di sintomi legati all’astinenza è insufficiente nell’evidenziare o diagnosticare l’exercise addiciton. E’ l’intensità di questi sintomi che rimane un fattore cruciale per separare chi si allena impegnandosi da chi si allena perché si è instaurata una dipendenza.
Hausemblas e Downs (2002) concettualizzano l’exercise addiction basandosi sui criteri che il DSM IV TR identifica per la dipendenza da sostanze:
Tolleranza: aumento dell’esercizio finalizzato a percepire l’effetto desiderato
Astinenza: in mancanza dell’esercizio l’individuo sperimenta effetti negativi quali ansia, irritabilità e problemi legati al sonno
Mancanza di controllo: impossibilità a ridurre il livello dell’allenamento o a ridurre l’esercizio per un certo periodo di tempo
Effetti sull’intenzionalità: incapacità ad aderire ad un programma stabilito e tendenza ad aumentare il tempo dedicato all’esercizio
Tempo: grande quantità di tempo viene destinato alla preparazione, svolgimento e per riprendersi dall’attività sportiva
Riduzione delle altre attività: come diretta conseguenza dell’esercizio, attività sociali, lavorative o di svago vengono drasticamente ridotte
Perseveranza: l’esercizio continua ad essere svolto malgrado la consapevolezza che questa attività sta creando problemi fisici, psicologici o interpersonali
Sebbene l’exercise addiction sia stata definita usando anche altri modelli, questa definizione sembra essere maggiormente in linea con i criteri del DSM V per quanto riguarda le behavioral addictions.
Epidemiologia dell’exercise addiction
La discordanza circa la prevalenza dell’exercise addiction sembra essere legata a due fattori:
L’inadeguatezza della concettualizzazione del fenomeno;
L’eterogeneità degli strumenti utilizzati nella valutazione dell’exercise addiction e l’interpretazione dei questionari carta-matita
Attualmente si stima che il 3% delle persone che si allenano può essere a rischio di sviluppare tale forma di dipendenza (Sussman, Lisha, & Griffiths, 2011).
Exercise addiction ed altri disturbi
Analogamente ad altre dipendenze comportamentali, anche l’exercise addiction sembra condividere aspetti di compulsività ed impulsività ed è quindi necessario chiarire eventuali sovrapposizioni ed aspetti caratteristici. Allo stesso tempo è necessario distinguere l’exercise addiction dall’esercizio fisico ad alta frequenza. Quest’ultimo aspetto è stato fonte di confusione nella letteratura e, a questo proposito, verranno presentate le fasi dell’addiction per distinguere la dipendenza da esercizio fisico da altre forme di esercizio ad alta frequenza ed intensità.
Infine, l’exercise addiction si trova spesso in comorbilità con altre forme di dipendenza che, se non riconosciute, possono complicare il processo di trattamento.
Dipendenza dall’esercizio fisico, compulsione all’esercizio o disturbo da discontrollo dell’impulso?
Secondo Goodman, le addictions si distinguono dai comportamenti impulsivi e compulsivi grazie alla loro doppia capacità di ridurre stati emotivi negativi creando allo stesso tempo effetti positivi come l’innalzamento dell’umore. Nei casi in cui l’esercizio fisico si svolga solo con l’obiettivo di ridurre l’ansia, si potrebbe parlare di compulsione (come nel caso dell’acquisto compulsivo).
Comorbilità con altre addictions
Pare che circa il 15-20% degli individui exercise addicted siano dipendenti da nicotina, alcol o droghe. Ad esempio, atleti che utilizzano stimolanti come anfetamine o cocaina rischiano di diventarne dipendenti. Anche la dipendenza da acquisto e la sex-addiction sono state identificate spesso in comorbilità con l’exercise addiction.
C’è un forte collegamento tra exercise addiction e disturbi del comportamento alimentare (39-48%), e ciò espone al rischio che il trattamento si focalizzi su uno solo dei due disturbi.
Gli individui con exercise addiction spesso (ma non sempre) mostrano una esagerata preoccupazione per l’immagine fisica e il peso ed operano un controllo sull’alimentazione. Particolare attenzione è stata data, inoltre, ai body builders, rispetto ai quali si è indagato altre comorbilità, tra le quali la dismorfofobia muscolare.
Quando l’esercizio frequente diventa addiction?
L’approccio utilizzato da Freimuth (2008) per distinguere le fasi dell’addiction, può essere utilizzato per esplorare le differenze tra esercizio ricreativo ed exercise addiction. Queste fasi aiutano il clinico a disambiguare quando un normale comportamento sta diventando addictive e quando un comportamento di dipendenza sta tornando normale:
Fase 1 – Esercizio Ricreativo: questo tipo di esercizio viene svolto in primis in quanto attività piacevole ed appagante. Un’importante fonte di motivazione in questa fase è il sentirsi fisicamente meglio e in forma. Il comportamento è sotto controllo: la persona aderisce al suo programma ed è in grado di interrompere quando preventivato. Nell’esercizio fisico ricreativo le conseguenze negative sono rare ed impreviste (ad esempio, slogarsi una caviglia correndo).
Fase 2 – Esercizio a rischio: l’esercizio fisico ricreativo espone la persona ai potenziali effetti di alterazione dell’umore derivanti dal comportamento, che Griffiths attribuisce a tre possibili meccanismi biologici. Questi effetti sono riscontrabili in tutti gli individui, tuttavia non tutti coloro che si esercitano a livelli crescenti di frequenza ed intensità diventano dipendenti. In modo particolare, ciò che distingue l’esercizio ricreativo dall’esercizio a rischio è la motivazione: come hanno mostrato La Rose, Lin e Eastin per la dipendenza da Internet, un’addiction occorre quando la motivazione primaria non è lo svago ma il sollievo dallo stress o l’aumento dell’autostima. Thornton e Scott hanno dimostrato questo effetto per l’esercizio: la probabilità di dipendenza è maggiore per coloro che si allenano con il fine di smorzare emozioni spiacevoli o trasformare il loro aspetto fisico per accrescere la propria autostima, rispetto a coloro che si allenano allo scopo di migliorare la performance e il benessere. È più probabile, quindi, che si instauri una dipendenza quando il comportamento diventa l’unica strategia di coping per fronteggiare il distress. Per quanto concerne i segni maggiormente osservabili, è possibile notare in questa fase periodi di perdita di controllo in cui il comportamento viene svolto per periodi più lunghi o con un’intensità maggiore di quanto programmato. Le conseguenze negative, come gli infortuni, aumentano in frequenza.
Fase 3 – Esercizio problematico: in questa fase l’intera vita inizia ad essere organizzata intorno all’esercizio fisico, che diventa sempre più rigido. Intervengono conseguenze negative secondarie, anche di tipo interpersonale. Una volta entrati in questa fase, il comportamento continua ad essere messo in atto anche dopo aver raggiunto l’obiettivo prefissato (esattamente come il bevitore continua a bere anche dopo aver raggiunto il sollievo generato dall’alcol). Mantenere il controllo sul comportamento diventa sempre più difficile in quanto, una volta cessato, intervengono i sintomi dell’astinenza. Il comportamento, quindi, viene messo in atto non solo per i suoi effetti di innalzamento dell’umore ma anche per combattere i sintomi dell’astinenza.
Fase 4 – Exercise addiction: l’esercizio è fuori controllo ed interviene il paradosso: un comportamento intrapreso per rendere la vita più leggera finisce per renderla ingestibile. Il piacere nello svolgimento dell’attività viene meno, l’unico obiettivo è fronteggiare i sintomi di astinenza. La vita sociale e lavorativa è compromessa ed interviene il rischio di depressione.
Strumenti utilizzati nell’assessment dell’exercise addiction
Questi strumenti dimostrano avere attendibilità e validità psicometrica per misurare i sintomi e valutare l’entità dell’exercise addiction:
OEQ – Obligatory Exercise Questionnaire: Strumento self-report da 20 items che valuta il desiderio di attività fisica. Ha tre scale: 1.componenti emotive dell’allenamento, 2. frequenza dell’allenamento ed intensità, 3. preoccupazione per l’allenamento.
EDS – Exercise Dependence Questionnaire: concettualizza l’esercizio compulsivo sulla base dei criteri del DSM-IV per l’abuso di sostanze e le dipendenze. Ha 7 scale: 1. Tolleranza, 2. Astinenza, 3. Effetto intenzionale, 4. Assenza di controllo, 5. Tempo, 6. Riduzione delle altre attività e 7. Perseveranza
EDQ – Exercise Dependence Questionnaire: misura l’esercizio compulsivo come un costrutto multidimensionale. È composto da 8 scale: 1. Interferenza con la vita sociale/lavorativa/familiare, 2. Soddisfazione positiva, 3. Sintomi legati all’astinenza, 4. Allenamento per controllare il peso, 5. Consapevolezza dei problemi, 6. Allenamento per questioni sociale, 7. Allenamento per questioni fisiche 8. Comportamento stereotipato.
EAI: strumento di screening composto da 6 items
EBQ – Exercise Belief Questionnaire: misura i pensieri e le credenze circa l’allenamento ed è formato da 4 scale: 1. Desiderabilità sociale, 2. Aspetto fisico, 3. Competenze emotive e mentali e 4. Vulnerabilità al disturbo.
EXDI – Exercise Dependence Interview: non solo valuta l’allenamento compulsivo ma anche la presenza di un disturbo alimentare. Misura l’eccessivo coinvolgimento in attività fisica negli ultimi tre mesi prima della valutazione, i pensieri associati e le loro associazioni con il comportamento alimentare. Determina anche la percezione della dipendenza dall’allenamento e l’abitudine all’esercizio.
CES – Commitment to Exercise Scale: esamina gli aspetti patologici dell’esercizio e le attività compulsive.
Trattamento dell’exercise addiction
Nel trattamento dell’exercise addiction, l’interruzione del comportamento non è l’obiettivo auspicato. Dal momento che l’esercizio fisico moderato è considerato una sana abitudine, un buon obiettivo sarà quello di ritornare ad un esercizio adeguato. In alcuni casi può essere raccomandata un’altra forma di esercizio: ad esempio, il corridore può diventare un nuotatore. Il clinico può avvalersi in terapia dell’utilizzo delle quattro fasi dell’addiction sopra esposte in modo da aiutare il paziente a distinguere l’esercizio problematico da quello ricreativo.
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Database Terapeuti SC 2016
La letteratura sul trattamento è ancora scarsa ma, come in altre forme di dipendenza comportamentale, la CBT è altamente consigliata. Prima di tutto, è necessario che il paziente riconosca questo tipo di dipendenza come un problema da trattare, cosicché il lavoro sulla motivazione sia propedeutico alla terapia. Una volta motivato il paziente, si può procedere con l’identificazione e la correzione dei pensieri automatici legati al bisogno di controllo del corpo e all’idea che l’esercizio fisico abbia effetti benefici a prescindere dalla modalità in cui è svolto.
Nell’assessment e nel trattamento è sempre importante prestare attenzione alle comorbilità, soprattutto se è presente un disturbo del comportamento alimentare. In questi casi, se il trattamento si focalizza solo sull’esercizio fisico il rischio è quello che la diminuzione di esercizio fisico si traduca in un incremento disfunzionale delle restrizioni alimentari. Viceversa, il clinico che si occupa del disturbo alimentare deve prestare attenzione all’andamento dell’attività fisica.
Limitazioni concettuali e metodologiche nella ricerca
Come abbiamo visto, l’exercise addiction rientra nelle dipendenze comportamentali, nonostante nel DSM V TR non sia ancora riconosciuto come un disturbo a sé stante.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati circa quaranta lavori ogni anno su questo argomento, ma occorre approfondire ulteriormente il campo di ricerca che risulta attualmente ancora piuttosto scarno.
Quali problemi si riscontrano in quest’area di studio? Innanzitutto, vi è un problema legato alla terminologia usata: è necessario, infatti, utilizzare un linguaggio comune e, a questo proposito, il termine più idoneo sembra essere quello di dipendenza. È importante, inoltre, quantificare l’ammontare di esercizio che comporta una dipendenza. Ciò che sembra essere maggiormente rilevante riguarda il malessere sperimentato nella sfera personale e sociale conseguente dell’esercizio fisico eccessivo.
Attualmente, i questionari che indagano l’exercise addiction sono perlopiù improntati verso la misurazione dei fattori di rischio piuttosto che verso una vera e propria diagnosi. L’incidenza dei fattori di rischio si aggira tra 0,3% e 0,5% nella popolazione normale, mentre il regolare esercizio si attesta tra 1,9-3,2%, ma si osservano delle discrepanze nei risultati tra le differenti ricerche ed il motivo sembra essere legato alla diversità dei questionari self-report utilizzati. Si evidenzia, pertanto, la necessità di utilizzare delle interviste per approfondire alcune aree, tra cui, la presenza, o meno, di disagio nelle relazioni, nel lavoro e in generale nella sfera sociale. I self-report spesso identificano unicamente i fattori di rischio e tendono talvolta a sovrastimare la presenza di un disturbo; per poter parlare di dipendenza, infatti, occorre riscontrare delle profonde conseguenze negative sulla sfera personale e sociale.
Diversamente dall’allenamento normale, quello da dipendenza da sport non può essere pianificato. Quando un atleta presenta una dipendenza, ricerca l’allenamento anche oltre i normali tempi previsti, richiedendo un affaticamento gravoso al proprio fisico. Nel panorama scientifico attuale, risulta talvolta poco chiara l’analisi del comportamento nella dipendenza da sport. Nelle dipendenze, l’atleta sente il bisogno di allenamento sia prima che dopo il normale spazio di allenamento. Ciò che spesso è fondamentale, per un atleta addicted, è il modo in cui l’attività sportiva influenza negativamente altri aspetti della vita. Per questo motivo, senza un’intervista di follow-up, i questionari possono risultare concettualmente incompleti, mentre la diagnosi dovrebbe stabilire il disagio psicologico che questa dipendenza comporta.
L’approccio comportamentale utilizzato per spiegare la dipendenza da allenamento e i disturbi alimentari non è circoscritto alle cause e ai fattori di mantenimento di questi comportamenti, ma può essere utile per mostrare la responsabilità del contesto sociale in queste disfunzioni moderne. La società agisce come il maggior rinforzo in questo comportamento. Le Organizzazioni della Salute e dell’Educazione, in linea con i mass media, sponsorizzano l’effetto benefico dell’esercizio e della forma fisica (in particolare la magrezza). Questa è la ragione per cui l’exercise addiciton è stata giudicata da molte persone come una dipendenza genuina.
Un’altra ragione può essere affine a quella per cui la dipendenza da lavoro non è trattata seriamente come dovrebbe (Griffiths, 2011). Questo comportamento è, infatti, considerato dalla società come qualcosa di necessario per promuovere la salute; è considerato positivamente sia dalla società (macro-livello) sia dall’individuo (micro-livello), per cui allenarsi per diverse ore al giorno è considerato qualcosa di più normale rispetto al giocare con videogiochi, al gioco d’azzardo patologico o alla dipendenza da internet, che sono etichettate come attività anormali.
L’elogio sociale del benessere dell’allenamento potrebbe essere allarmante e dannoso in quanto risulta una perdita di controllo sul comportamento e pertanto può essere dannoso per la salute delle persone quanto altri comportamenti o sostanze. L’educazione al controllo e alla moderazione è un importante dovere dei genitori e delle figure di riferimento.
Il corpo ha bisogno di recupero dopo l’allenamento attraverso un planning attento del periodo di riposo che è parte integrante del regime ben progettato dell’allenamento.
I genitori, gli insegnanti, gli educatori della salute, gli allenatori, i personal trainer e gli altri professionisti coinvolti devono collaborare per riconoscere e intervenire quando i segnali dell’esercizio disfunzionale o del comportamento alimentare sono noti.